‘Betulia liberata’, un vero e proprio ‘hit’ del Settecento

lunedì, 05 Luglio 2010

La biblica vicenda di Giuditta e Oloferne narrata nel libretto della ‘Betulia liberata’ di Pietro Metastasio, torna, dopo aver assistito alla trasposizione teatrale che ne ha dato un Mozart adolescente – questa volta in forma di oratorio nel capolavoro composto da Niccolò Jommelli (e che precede cronologicamente la versione mozartiana di quello che fu un vero e proprio ‘hit’ (o blockbuster) settecentesco (se ne contano oltre una La biblica vicenda di Giuditta e Oloferne narrata nel libretto della ‘Betulia liberata’ di Pietro Metastasio, torna, dopo aver assistito alla trasposizione teatrale che ne ha dato un Mozart adolescente – questa volta in forma di oratorio nel capolavoro composto da Niccolò Jommelli (e che precede cronologicamente la versione mozartiana di quello che fu un vero e proprio ‘hit’ (o blockbuster) settecentesco (se ne contano oltre una quarantina). Lo dirigerà lo stesso Riccardo Muti, nella suggestiva cornice dei mosaici di Sant’Apollinare in Classe, con una formazione costituita da quattro voci, coro e strumenti, tipica dell’oratorio.

Pietro Metastasio scrisse il testo della Betulia nel 1734 su incarico dell’imperatore Carlo VI, in una Vienna che leggeva la vicenda della liberazione della città della Giudea, narrata nel Vecchio Testamento, come un’allusione allo sventato assedio di Vienna da parte dei Turchi nel 1683. Jommelli impiegò il libretto metastasiano per l’oratorio nel 1743 quando era maestro di cappella a Venezia all’Ospedale degli Incurabili. Esso ebbe un notevole successo e fu più volte ripreso anche dopo la morte del compositore avvenuta nel 1774: si hanno notizie anche di un’esecuzione avvenuta a Ravenna il 29 maggio 1759 nel Duomo, per il centenario della traslazione della Beata Vergine del Sudore.

L’accostamento delle due versioni della ‘Betulia liberata’ avviene in collaborazione con il Festival di Salisburgo e nell’ambito del progetto quinquennale dedicato alla scuola napoletana affidato a Riccardo Muti: l’intento infatti è quello di mettere in luce l’influenza che la scuola napoletana ebbe sul giovane Mozart, il quale conobbe Jommelli proprio nella città partenopea durante il suo primo viaggio in Italia all’età di quattordici anni.

Sotto la direzione di Riccardo Muti, il mezzosoprano Laura Polverelli (Giuditta) il controtenore Terry Wey (Ozìa), il tenore Dimitri Korchak (Carmi), il baritono Vito Priante (Achior) e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, alla quale si aggiungono, per il basso continuo, Vittorio Ghielmi (viola da gamba), Marta Garzolino (arpa), Simone Gulli (organo) e Matteo Riboldi (clavicembalo). Il Philharmonia Chor Wien è diretto da Walter Zeh.