Da Ravenna a Trieste sulle vie dell’amizicia

domenica, 11 Luglio 2010

È a Sarajevo che, nel 1997, è cominciata l’avventura delle Vie dell’Amicizia, il ponte di fratellanza attraverso l’arte e la cultura, divenuto momento irrinunciabile di Ravenna Festival. Oggi, come quattordici anni fa, è ancora il mare Adriatico a segnare il cammino del Festival che in questa occasione porterà Riccardo Muti e trecentossanta tra musicisti e coristi italiani, sloveni e croati ad esibirsi prima a Ravenna, lunedì 12 luglio ore 21 al Pala de Andrè, ed il giorno successivo a Trieste in Piazza Unità d’Italia.

Dopo giorni di prove che hanno visto di ragazzi di queste nazioni lavorare fianco a fianco sotto la guida attenta di Riccardo Muti, i due concerti celebreranno un significavo gemellaggio tra Italia, Slovenia e Croazia suggellato dalla presenza dei Presidenti delle tre Repubbliche, Giorgio Napolitano, Danilo Türk e Ivo Josipovic´.

Muti sarà infatti questa volta sul podio di una nutritissima compagine composta dalla ‘sua’ Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, dall’Orchestra Giovanile Italiana, dall’Accademia di musica dell’Università di Lubiana, dall’Accademia di musica dell’Università di Zagabria, del Conservatorio ‘Giuseppe Tartini’ di Trieste, dell’Ensemble ‘La Stagione Armonica’, dal Coro accademico ‘France Preseren’ di Kranj e dall’Ensemble Corale interprovinciale del Friuli. I cori sono stati preparati dal Maestro Sergio Balestracci.

A Ravenna come a Trieste, dopo i tre inni nazionali, saranno eseguiti brani di autori sloveni e croati. Prima la cantata “Libertas animi”, parte seconda del più ampio Himna Evropske Slovenije (Inno alla Slovenia Europea) del compositore sloveno Andrej Misson (1960), che l’ha scritta nel 2008 ispirandosi al madrigale cinquecentesco di Jacobus Gallus, un vero e proprio “inno alla libertà” che – come spiega il compositore stesso, riassume “quegli ideali di libertà, amore e pace dell’Unione Europea e del mondo intero che oggi, nel XXI secolo, continuiamo a condividere”.
Poi “Himna Slobodi” (Inno alla libertà) di Jakov Gotovac (1895-1987), esponente di rilievo del tardo romanticismo nazionale croato: una pagina tratta dalla sua Pastorale per coro e orchestra “Dubravka”, che mette in musica alcuni dei versi più amati della letteratura croata (“O lijepa, o draga, o slatka slobodo”, o bella, o cara, o dolce libertà), quelli che il poeta Ivan Gundulić scrisse nel 1628 per celebrare gli antichi fasti della sua città, Dubrovnik, e che ancora oggi rappresentano una sorta di irrinunciabile inno per quella stessa città.
Il concerto culminerà nel Requiem in do minore per coro e orchestra, capolavoro composto da Luigi Cherubini nel 1817, scelta che vuole essere un omaggio al compositore fiorentino, nel 250° anniversario della nascita. Un’opera nata nel clima post rivoluzionario che, dopo il ritorno dei Borbone sul trono francese, aveva visto Cherubini abbandonare le scene teatrali ed assumere il ruolo di Surintendant de la musique e di direttore della Chapelle Royale. Secondo le testimonianze dell’epoca, quando il 21 gennaio del 1816 il Requiem in do minore risuonò nella basilica di Saint Denis, nessuno sfuggì alle lacrime, neppure l’autore, che lo dirigeva nel suo abito nero di corte dalla foggia settecentesca. A commissionarlo era stato Luigi XVIII per ricordare il fratello, lo sventurato Luigi XVI, salito al patibolo oltre vent’anni prima.
Ma Cherubini, pur nel rispetto del compito professionale che gli era stato affidato, andò ben oltre l’occasione celebrativa, dando vita a un’opera che nella impressionante potenza drammatica sembra condensare il dolore e la speranza di tutta l’umanità. Da quel “conservatore rivoluzionario” che era, egli coniuga la libertà dell’invenzione con le più severe leggi dell’armonia e del contrappunto: in una scrittura corale a quattro parti, priva dell’alternanza con l’usuale quartetto solistico, che si distingue per la sostanza sinfonica e per un’essenzialità straordinariamente moderna
Una pagina, insomma, che Beethoven giudicò superiore al Requiem mozartiano e che convinse oltre a Brahms anche Berlioz, il più acceso tra i detrattori di Cherubini.

Il concerto di Ravenna è reso possibile grazie al determinante contributo della Cassa e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna al fianco del Ravenna Festival sin dalla prima edizione del 1990.