Dalle tastiere di Hancock e Lang i “fuochi d’artificio ” che chiudono Ravenna Festival
L’evento conclusivo della ventesima edizione di Ravenna Festival, sabato 18 luglio ore 21 al Pala de Andrè, vedrà l’incontro sullo stesso palco di due pianisti sensazionali come Lang Lang – già enfant prodige e ora stella di prima grandezza dell’universo classico – e Herbie Hancock – vera e propria leggenda vivente del jazz – con i giovani musicisti dell’L’evento conclusivo della ventesima edizione di Ravenna Festival, sabato 18 luglio ore 21 al Pala de Andrè, vedrà l’incontro sullo stesso palco di due pianisti sensazionali come Lang Lang – già enfant prodige e ora stella di prima grandezza dell’universo classico – e Herbie Hancock – vera e propria leggenda vivente del jazz – con i giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini e della Giovanile Italiana dirette da John Axelrod, in una sequenza mozzafiato di soli, duetti e concerti per due pianoforti e orchestra. Orchestra Cherubini e della Giovanile Italiana dirette da John Axelrod, in una sequenza mozzafiato di soli, duetti e concerti per due pianoforti e orchestra.
I due fuoriclasse si sono ‘sfidati’ nell’ambito della presentazione della 50 edizione dei Grammy Awards, nell’esecuzione della Rapsodia in blu di Gershwin, e da lì è nato il progetto di una collaborazione più estesa che esplori i terreni di confine della musica, senza distinzione di genere.
“C’è una forte chimica fra noi e pensiamo di avere aperto una strada, ma solo il tempo potrà dirci se ci siamo riusciti” spiega Lang Lang; “intanto registriamo tutti i concerti ma solo alla fine decideremo se trasformare tutto questo materiale in un cd”. “A dire il vero quando il produttore dei Grammy mi propose questo duo fuori dagli schemi, la prima reazione fu, no, con lui mai” replica Hancock, continuando con ironia (ma non troppo) “Davanti alla bravura di Lang Lang temevo di fare una figuraccia…”. Ma oggi, dall’alto dei suoi 12 Grammy Award, Hancock si stupisce di chi continua a stupirsi di questa sua accoppiata con l’astro di Shenyang nel quale per molti aspetti si rivede ragazzo.
Il concerto, seconda ed ultima data italiana di una tournée che porterà i due artisti dall’Europa agli Stati Uniti, è reso possibile grazie al contributo di Eni, partner legato alla manifestazione ravennate sin dalla sua nascita.
Da una parte il profeta del funk, che ha saputo fondere le diverse anime della musica afroamericana, dall’altra il ciuffo ribelle del più prodigioso talento pianistico dell’ultima generazione. A separarli oltre 40 anni di anagrafe, ad unirli un gesto musicale inconfondibile e quella sfrontata libertà che li proietta al di là di ogni scelta di campo e/o di genere. Se Hancock passa dal jazz al rock, al rap affondando le mani in piani elettrici e sintetizzatori, e conquistando le classifiche, Lang passa dalle compunte sale da concerto alle performance virtuali su Second Life. È per questo che la critica più snob li guarda talvolta con diffidenza; ma il pubblico non se ne cura. Metterli insieme sullo stesso palco può sembrare un azzardo: ma da quando, alla cerimonia 2008 dei Grammy, la scintilla tra loro è scoccata, nessuno può più fermarli.
Dopo lo straordinario successo ottenuto dalla loro interpretazione di Rhapsody in Blue, il mondo della musica auspicava che i due artisti si incontrassero ancora per portare sui palcoscenici di tutto il mondo la loro geniale esperienza musicale. E il concerto in programma, per quanto possa apparire come una sorta di antologia realizzata per ammaliare il pubblico, presenta invece più di un filo conduttore, a partire da Mozart – di cui eseguiranno l’Ouverture da Le nozze di Figaro – che richiama sia il debutto precoce, quasi da bambini prodigio, di entrambi gli artisti, così come lo fu per il giovane Amadeus – fino appunto al Gershwin di Rhapsody in Blue, pezzo che sta esattamente al centro tra i mondi classico e jazz. Accompagnati dall’Orchestra Cherubini e dall’Orchestra Giovanile Italiana ancora una volta riunite e dirette da un direttore di grande esperienza e prestigio come John Axelrod, Hancock e Lang avranno ovviamente spazio anche per brani solistici e un repertorio per pianoforte a quattro mani, comprendente il “Concerto in do maggiore per due pianoforti e orchestra” di Ralph Vaughan Williams, “Mambo” (da “West Side Story) di Leonard Bernstein e il Ravel di Ma Mère l’Oye.
Ventisette anni appena compiuti, il cinese Lang Lang è un’autentica star internazionale (la rivista Time lo ha inserito nelle 100 persone più influenti del mondo), capace di infiammare il pubblico quanto una rock star. E d’altra parte proprio l’entusiasmo è la caratteristica dominante dello sfavillante pianismo di questo virtuoso dal ciuffo ribelle ingelatinato, atteggiamenti istrionici ai limiti del contesto pur sempre serio all’interno del quale si muove e scarpe ginniche (nere e oro) create appositamente per lui. Ma quello che più conta è la sua tecnica, immensa e incontestabile, che lo porta a interpretare partiture classiche con grande libertà e disarmante naturalezza. «Nella musica classica non si improvvisa come nel jazz – spiega Lang – perchè è impossibile modificarne i percorsi: i confini dinamici e formali sono infatti rigorosi. Ma anche restando all’interno di questa griglia esatta puoi esprimere sentimenti e offrire una visione personale. La partitura non dev’essere una prigione». Herbie Hancock invece – con cinquant’anni di carriera folgorante alle spalle e dodici Grammy Awards vinti – continua a stupire il pubblico grazie alle sue continue e coraggiose sperimentazioni, che trascendono ogni tipo di limitazione e di stile.
Hancock ha solo sette anni quando inizia a studiare pianoforte e undici quando esegue un concerto di Mozart accompagnato dall’Orchestra Sinfonica di Chicago. Dal 1963 al 1968 (dopo aver inciso un disco destinato a rimanere nella storia del jazz, “Takin’ Off”, la cui “Watermelon Man” è stata ripresa oltre 200 volte da altri musicisti) fa parte del leggendario Quintetto di Miles Davis (insieme a Wayne Shorter, Tony Williams e Ron Carter) ed in seguito sarà il primo musicista jazz a esplorare la musica elettronica ed acustica. Il grande musicista statunitense è stato anche il primo artista jazz a vincere, con l’album “Head Hunters”, il disco di platino. L’ultimo premio Grammy lo ha vinto nel 2008, con l’album “River: The Joni Letters”, un tributo all’amica di sempre e grande artista, Joni Mitchell.