L’Orchestra Cherubini chiude con il Macbeth la stagione d’opera dell’Alighieri
All’insegna di Giuseppe Verdi la chiusura della stagione lirica del Teatro Alighieri – venerdì 8 aprile ore 20.30 (replica in pomeridiana domenica alle 15.30) – con la ripresa del Macbeth prodotto da Ravenna Festival per la Trilogia Verdi-Shakespeare del 2013 per la regia di Cristina Muti, dove convivono la magia delle proiezioni e l’affascinante contrasto tra luce e oscurità giocato sul filo dell’invenzione e della creatività, ispirata ai lavori grafici di Alberto Martini.
L’affiatato team creativo che affianca Cristina Muti è formato da Vincent Longuemare (light design), Davide Broccoli (visual design), Ezio Antonelli (scene) e Alessandro Lai (costumi). In buca l’Orchestra Cherubini protagonista di tutti i titoli della stagione e in questa occasione diretta da Nicola Paszkowski, mentre il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è preparato da Corrado Casati. I ruoli principali sono interpretati da: Matias Tosi Macbeth, Vittoria Ji Won Yeo Lady Macbeth, mentre Daniel Giulianini e Alessandro Scotto di Luzio daranno voce rispettivamente a Banco e Macduff. Completano il cast Antonella Carpenito (Dama di Lady Macbeth), Giovanni Sebastiano Sala (Malcolm) e Daniele Macciantelli (Medico).
Composto nel 1847 su libretto di Francesco Maria Piave e rivisto per le scene francesi nel 1865 (è quest’ultima la versione in scena, senza i ballabili) Macbeth rappresenta per Verdi un fondamentale banco di prova per il ripensamento delle tradizionali forme musicali (come testimoniano pagine quali la Gran scena e Duetto di Macbeth e della Lady nel primo atto oppure la grandiosa Scena del sonnambulismo di lei nel quarto), e al tempo stesso un soggetto che gli permette di indagare una tra le tematiche a lui più care: il potere e le conseguenze del suo abuso.
«Macbeth – come sottolinea Cristina Muti – è un valoroso che ancora non conosce se stesso: credeva di essere forte, ma al primo inciampo si ritrova debole come un bambino. Lady Macbeth a sua volta crede di essere capace di reggere le fila dell’intrigo e, insieme, di supplire alla debolezza del re, che spinge fino all’assassinio: ma anch’ella si era illusa sulle proprie forze, e la sua pazzia non è che l’esito inevitabile di questo suo errore. In un certo senso sono intercambiabili: lei è innamorata del potere, lui è innamorato di lei e, attraverso lei, del potere, o dell’illusione del potere. Ma Verdi sembra comunque amarli tutti e, in un certo senso, ce li fa amare tutti, per la sua debolezza, Macbeth, per la sua pazzia, Lady Macbeth».
Una passione, quella per la dimensione e le qualità umane evocate dai versi di Shakespeare, che attraversa tutta la vita del compositore bussetano: è in essi che egli ravvisa il modello fondamentale verso il quale orientarsi alla ricerca di un nuovo ideale di melodramma; ed è a partire da essi che individua i meccanismi capaci di restituire in musica la complessità dell’universo interiore dell’uomo. Infatti, quando più forti si fanno gli stimoli all’innovazione e i ripensamenti estetici, è a Shakespeare che Verdi si rivolge: con Macbeth, primo importante esempio di drammaturgia anticonvenzionale, votata al realismo psicologico dei personaggi, fino ai capolavori dell’estrema maturità, Otello e Falstaff, inattesi ed oramai del tutto estranei al pensiero melodrammatico ottocentesco.
Assieme al Falstaff parte della stessa Trilogia, Macbeth sarà riproposto in luglio in Finlandia, dove Ravenna Festival sarà protagonista del prestigioso Savonlinna Opera Festival: il castello di Olavinlinna promette di trasformarsi nella più evocativa delle cornici per il dramma di Shakespeare.