Marzo 2015: una nuova tournée con Riccardo Muti

mercoledì, 25 Febbraio 2015

 

Una nuova tournée con Riccardo Muti che dopo Piacenza, Novara e Barcellona, porterà la Cherubini fino agli Emirati Arabi Uniti (Abu Dhabi Festival) e all’Oman (Royal Opera House di Muscat).

 

A pochi mesi dalla conclusione della fortunatissima tournée che, lo scorso dicembre, ha visto Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini esibirsi in alcune delle più importanti realtà teatrali italiane, da Firenze a Napoli, da Bari a Cremona, ecco che Muti torna di nuovo a dirigere la “sua” giovane orchestra in una serie di concerti che partirà proprio dal teatro dove dieci anni fa è iniziata l’avventura della “Cherubini”, dal Teatro Municipale di Piacenza. E’ infatti nella città emiliana che, dopo un intenso periodo di prove, il 19 marzo si terrà il primo concerto che poi sarà riproposto, il giorno successivo, al Teatro Coccia di Novara. Una tappa significativa questa, perché è proprio in quel teatro che nel 1967 il giovanissimo Riccardo Muti si aggiudicò il prestigioso Premio Cantelli (istituito pochi anni prima in ricordo del direttore novarese scomparso nel ’56 in un tragico incidente aereo) che segnò l’inizio della sua straordinaria carriera di direttore d’orchestra. Sarà poi la volta del Palau de la Música-Orfeó Català di Barcellona (22 marzo): si tratta dell’ennesimo ritorno in terra di Spagna, dove la Cherubini si è già esibita, sempre diretta da Muti, a Salamanca, Perelada, Oviedo, Madrid e, un anno fa, nella cattedrale di Toledo per celebrare, con l’esecuzione del Requiem verdiano, El Greco nel quarto centenario dalla morte.
Infine, l’ultima parte della tournée vedrà l’orchestra attraversare il Mediterraneo per approdare prima negli Emirati Arabi Uniti, per l’Abu Dhabi Festival (25 marzo), poi in Oman, alla Royal Opera House di Muscat (28 e 29 marzo). Palcoscenici questi in cui alla “Cherubini” si affiancherà una delle più straordinarie ed acclamate musiciste delle ultime generazioni, la violinista Anne-Sophie Mutter.
Ad aprire tutti i concerti, quella sorta di trascinante poema sinfonico che è l’Ouverture dal “Guglielmo Tell” – l’opera con cui Gioachino Rossini nel 1829 abbandonò la scena teatrale – capace nel suo dipanarsi di riassumere il dramma che, inaugurando la stagione del grand-opéra, svelò nuovi orizzonti al teatro musicale romantico. Il programma si concentrerà poi – nei concerti di Piacenza, Novara e Barcellona – su alcune delle pagine più amate del repertorio classico e romantico: da una parte il pathos ardente e le tinte drammatiche della Quinta Sinfonia in mi minore di Pëtr Il’ič Čajkovskij, che la compose quasi di getto tra il maggio e l’agosto del 1888 riversandovi la sua pessimistica visione dell’impari lotta dell’uomo contro il destino; dall’altra la lirica intensità della Quarta Sinfonia in do minore “Tragica” di Franz Schubert. Una composizione giovanile (del 1816) che se al conflitto drammatico suggerito dal titolo (apposto dallo stesso autore solo qualche anno più tardi) preferisce il lirismo elegiaco ed il canto dolce e sommesso che nell’Andante tocca momenti di grazia melodica inarrivabili, nella tonalità d’impianto sembra richiamare le atmosfere tenebrose dell’inevitabile modello beethoveniano.
Ed è proprio attingendo al genio di Beethoven che Anne-Sophie Mutter si esibirà al fianco della “Cherubini”, nei concerti di Abu Dhabi e Muscat, interpretando il suo unico concerto riservato al violino, quello in re maggiore op. 61. Il “Concerto dei concerti”, come ebbe a definirlo il grande violinista ottocentesco Joachim, e sicuramente l’archetipo dei grandi concerti romantici a venire (modello per Mendelssohn e Schumann come per Brahms e Čajkovskij), fu composto in poche settimane nell’autunno del 1806. Per poi raggiungere l’immortalità grazie all’immediatezza espressiva e ad un’invenzione melodica che si libera purissima già nelle prime battute dell’Allegro, sopra il pulsare delle quattro note del timpano, una sorta di battito del cuore, di inconfondibile cellula generativa. Un’opera ardua per il solista, chiamato non ad un virtuosismo fine a se stesso ma a stabilire con l’orchestra un’intima complicità.