Muti, Depardieu e la fantasia di Berlioz
Dopo la Prova d’Orchestra, dove ha guidato il pubblico attraverso il percorso interpretativo delle visionarie pene musicali del Lélio, ou Le retour à la vie, Riccardo Muti, insieme a Gérard Depardieu, torna sulla partitura di Hector Berlioz per il concerto, in programma sabato 28 giugno (alle 21) al Palazzo de André, dove sarà preceduta dall’esecuzione dal grande affresco strumentale della Symphonie Fantastique.
L’imponente organico necessario per le partiture di Berlioz sarà costituito dai giovani ‘talenti’ della Cherubini uniti, ancora una volta, a quelli dell’Orchestra Giovanile Italiana. Insieme dunque l’orchestra di formazione voluta da Riccardo Muti reduce dai successi al Musikverein di Vienna e al Festival di Pentecoste di Salisburgo e quella nata da un’analoga intuizione di Piero Farulli nei primi anni Ottanta in seno alla Scuola di Musica di Fiesole, orchestra che con Muti vanta un legame che risale alle sue prime esperienze. Due compagini accomunate anche dall’aver ricevuto il prestigioso “Premio Abbiati” assegnato ogni anno dall’Associazione Nazionale dei Critici Musicali.
La parte corale sarà invece affidata all’esperienza del Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor, mentre le voci soliste saranno quelle collaudatissime del tenore Mario Zeffiri e del baritono Franck Ferrari.
Il concerto è reso possibile grazie al prezioso contributo della Fondazione e della Cassa di Risparmio di Ravenna.
Per tracciare compiutamente il percorso compositivo del grande autore francese, prima del Lélio, Riccardo Muti riprenderà l’esecuzione dei cinque movimenti della Symphonie Fantastique – già presentata al pub
blico del Festival durante la scorsa edizione – dando vita ad una sorta di imponente affresco unitario. Una sinfonia con cui il compositore nel 1830 inaugurò il nuovo corso romantico della “musica a programma”, anteponendo ai cinque imponenti movimenti della sua opera una sorta di libretto, un programma appunto, che introduceva gli ascoltatori alle immagini e alla “trama” sottesa alla sinfonia stessa, costruita attorno all’idée fixe, l’idea musicale evocata ad impersonare la donna perdutamente amata (nella realtà l’attrice Harriet Smithson) e fonte di infelicità, nonché ispirata alle Confessioni di un oppiomane, il romanzo di Quincey.
Il Lélio berloziano, concepito dall’autore come ideale proseguimento della Symphonie Fantastique raccoglie il filo di quell’idée fixe, tracciando una sorta di itinerario attraverso le visionarie sofferenze dell’artista che solo può trovare consolazione e ristoro nel potere della musica. Una composizione dalla struttura insolita, un “monodramma lirico” che nasconde agli occhi del pubblico l’orchestra, il coro ed i solisti, lasciando solo davanti ad un sipario chiuso il protagonista, Lélio appunto, i cui interventi suggellano la coerenza di questa composizione in realtà formata di pagine derivanti da precedenti opere dello stesso Berlioz, interventi che richiamano lo spirito di Shakespeare, fino a celebrarne esplicitamente l’opera, con l’ultimo numero musicale, la Fantasia sulla Tempesta di Shakespeare e su cui finalmente il sipario si alzerà.