Ravenna Festival: dal Sudafrica arriva Mandela Trilogy, ma in buca c’è la Cherubini

lunedì, 06 Giugno 2016

Arriva da Cape Town – ma in buca batte il cuore ‘italianissimo’ della Cherubini – in esclusiva per Ravenna Festival (dal 9 al 12 giugno ore 20.30 al Teatro Alighieri) l’omaggio all’uomo-icona d’Africa, l’immenso Nelson Mandela e la sua parabola di pace che seppe sconfiggere l’apartheid. Mandela Trilogy ne celebra la vita tra canti, danze e musiche, ripercorrendo in tre atti la giovinezza in un piccolo villaggio africano fra riti tribali e cori in lingua Xhosa, quella delle sue origini; l’età adulta – spigliata e in odor di ribellione a Sophiatown, l’Harlem sudafricana -, e la fiera maturità durante la quale Mandela affronta lunghi anni di carcere, senza cedere a compromessi, fino all’elezione come primo presidente dopo l’apartheid.

Tre anche gli interpreti della Trilogy su libretto e regia di Michael Williams per la Cape Town Opera e musiche a quattro mani di Péter Louis van Dijk (primo e terzo atto) e Mike Campbell (secondo atto). Un progetto imponente che si ricollega alla gloriosa tradizione sudafricana del musical, intrecciando jazz, classica e musica popolare dipanate nell’arco di due ore variegate, con grande uso di percussioni ma anche recitativi, cori (protagonista il Cape Town Opera Voice of the Nation choir) e danze africane colorate e arcaiche con le coreografie di Sibonakaliso Ndaba. Sul podio si alternano le due bacchette di Tim Murray (9 e 12 giugno) e Alexander Fokkens (10 e 11) a dirigere l’Orchestra Giovanile Cherubini, a sottolineare l’abbraccio con il quale Ravenna accoglie il tributo a Mandela, scelto come segno principale di Ravenna Festival 2016 da sempre attento a centrare temi in linea con la sensibilità contemporanea. “Ho camminato sulla lunga strada per la libertà”, celebre frase del leader sudafricano, simbolo della lotta contro la discriminazione razziale e premio Nobel per la pace nel 1993 è infatti il motto scelto di questa XXVII edizione.

Dopo una prima versione in forma di spettacolo di canzoni nel 2010, chiamato African Songbook, l’attuale e complessa forma di Mandela Trilogy debutta il 18 giugno 2012, celebrando il 94 compleanno del presidente più famoso del Sudafrica. “Credo che ogni opera sia basata sul concetto di libertà – ha detto Michael Williams, autore e regista della Trilogia – e questa è una storia vera sulla libertà”. La storia a teatro di Mandela e della sua lunga marcia verso la libertà comincia da un prologo con un flashback, ambientato nella cella da cui Nelson è appena uscito. Siamo nel 1976 e su di lui pende una condanna all’ergastolo, accusato di alto tradimento, per le battaglie contro l’apartheid e l’incitazione alla lotta armata. Gli viene proposto una libertà condizionata: entrare in uno dei ghetti creati per i neri dal governo sudafricano. Madiba rifiuta e si prepara alla resistenza quieta. Saranno quasi trenta gli anni passati in prigione, prima di risorgere e diventare primo presidente nero del suo Paese.

Nel primo atto si torna alle origini, al villaggio africano, Mvezo, dove l’eroe è nato e prende coscienza delle sue radici. “Mi affascinava – continua Williams – la prima parte della vita di Mandela, peraltro non molto conosciuta, all’interno di un villaggio tribale. La circoncisione, l’iniziazione, la moglie assegnatagli secondo la tradizione”. La storia, insomma, di un giovane che al tempo stesso è consapevole delle sue radici ma sa che il suo destino non resterà confinato.
Nel secondo atto, ecco dunque un cambio drastico di colori e atmosfere nel clima ribelle e spettinato dei cinema e dei jazz club di Sophiatown, le canzoni di Miriam Makeba, la musica di Hugh Masakela. “È il jive, l’influenza americana del jazz e del blues che approdano in città”. Il tempo da “santo e peccatore”, come si definì lo stesso Mandela, che in impeccabile gessato si getta fra le danze e le braccia della fascinosa soubrette Dolly Rathebe sotto i riflettori del Jig Club. E’ il tempo, anche, della rivolta. La protesta fiera e serrata che lo porterà in tre diverse carceri: Robben Island, Pollsoor, Victor Verster. Senza mai cedere. Perseguendo con magnifica ostinazione il suo ideale di una libertà senza confini.