Riccardo Muti e le preghiere di Paisiello tra le tessere d’oro di Sant’Apollinare in Classe
Domenica 28 giugno tra gli splendidi mosaici della Basilica di Sant’Apollinare in Classe (ore 21), Riccardo Muti inaugura il calendario delle sue presenze con un evento perfettamente a tema con la xx edizione di Ravenna Festival dedicata alla preghiera: la Missa defunctorum, requiem per soli coro e orchestra di Giovanni Paisiello.
Con questo concerto, reso possibile grazie al contributo di Confindustria Ravenna, il Festival vuole ricordare Benigno Zaccagnini, a vent’anni dalla scomparsa, il quale come testimonia Cristina Mazzavillani Muti “ha amato e favorito l’idea che la sua Ravenna avesse questo Festival”.
La Missa di Paisiello fa parte del progetto sulla scuola napoletana voluto fortemente dal maestro Muti, che da tre anni vede affiancati i festival di Ravenna e Salisburgo e che da quest’anno può vantare anche la prestigiosa collaborazione dell’Opéra di Parigi.
“È un’opera strepitosa non solamente per l’uso del doppio coro e della doppia orchestra ma anche per l’idea di avere dei gruppi strumentali sparsi nel luogo dell’esecuzione, come gruppi stereofonici”. Con queste parole Riccardo Muti sottolinea l’importanza di questo raro esempio di musica sacra a cui la grande scuola napoletana ha dato vita. Un requiem con echi di religiosità popolare che il maestro sensibilmente sa cogliere: “Una religiosità popolare, fatta di tenerezza, che in questa musica rimane anche se portata verso il sublime. In certe frasi sento l’eco delle voci strascicate delle vecchie nelle chiese, le invocazioni ripetute con tanta semplicità ricordano quelle cerimonie funebri, le sento risuonare meravigliosamente nella quadrifonia che Paisiello si è inventato”.
Sotto la volta bizantina Riccardo Muti salirà per il ventesimo anno consecutivo su un podio di Ravenna Festival per dirigere l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, nella formazione rinnovata che ha già riscosso grande successo a Salisburgo e Parigi, sia con l’esecuzione della Missa defunctorum sia con Demofoonte di Niccolò Jommelli che verrà a giorni ripreso anche a Ravenna. Accanto a lui, gli stessi giovani solisti che hanno contribuito alla rinascita dei due capolavori musicali napoletani appena citati: il soprano Beatriz Diaz, il mezzosoprano Anna Malavasi, il tenore Juan Francisco Gatell e il basso Nahuel Di Pierro. Dal coro La Stagione Armonica diretta da Sergio Balestracci provengono anche i solisti per i quali Paisiello prevede numerosi interventi negli episodi corali.
Risale al 1789 (l’anno della Rivoluzione francese) la prima versione della Missa defunctorum che Paisiello compone per le esequie del principino Gennaro di Borbone, morto di vaiolo il 1° gennaio di quell’anno. A giudicare dalla musica, dovette trattarsi di una cerimonia più che sontuosa: oltre ai solisti e all’orchestra, la partitura di Paisiello prevede ben due cori, e a uno stile misto di contrappunto severo e ariosità operistiche aggiunge straordinari effetti stereofonici, come il Dies irae che prevede l’uso di ben quattro voci di basso e di altrettante parti di corno. Nel 1799, all’indomani della restaurazione borbonica seguita alla Repubblica partenopea, Paisiello riprende la propria partitura in occasione dei riti funebri svolti a Napoli in suffragio di papa Pio VI, morto in esilio in Francia sull’onda delle conquiste napoleoniche. Per le esequie papali Paisiello, potenzia la già ricca partitura di dieci anni prima, e aggiunge al vecchio Requiem due doppi cori nuovi di zecca (che comprendono anche l’uso di una banda da far suonare sotto il monumento funebre allestito per l’occasione) e – ironia del compositore o della sorte – una Sinfonia funebre composta due anni prima per i funerali del generale napoleonico Lazare Hoche.