Riccardo Muti e quel filo invisibile che collega il suono all’immagine

domenica, 22 Giugno 2008

Al termine del concerto premio speciale di Ravenna Festival a Irina Šostakovič

Domenica 22 giugno, Palazzo Mauro de Andrè alle 21, Riccardo Muti torna sul podio di Ravenna Festival, per il primo dei concerti sinfonici di Ravenna Festival 2008. Insieme a lui la “sua” orchestra di giovani talenti, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini che, reduce dai successi al Musikverein di Vienna e al Festival di Pentecoste di Salisburgo, ha appena ricevuto il prestigioso “Premio Abbiati” quale miglior iniziativa musicale per “i notevoli risultati che ne hanno fatto un organico di eccellenza riconosciuto in Italia e all’estero”.

In programma la Suite sui sonetti di Michelangelo Buonarroti di Šostakovič e la prima esecuzione assoluta di Passiuni, commissione di Ravenna Festival a Giovanni Sollima. Se la voce solista della pagina di Šostakovič sarà affidata all’esperienza interpretativa del basso Ildar Adbrazakov, la voce recitante-cantante del nuovo lavoro di Sollima sarà invece quella duttile e permeata di pathos di Chiara Muti.

Il concerto è reso possibile grazie al prezioso contributo di Confindustria Ravenna.

Una serata che si profila di grande interesse e che si inserisce a pieno titolo in uno dei filoni tematici indagati dal Festival: non si può infatti non pensare al profondo legame che accomuna musica e pittura di fronte alla Suite su sonetti di Michelangelo Buonarroti, per basso e orchestra op. 145a, che Dmitrij Šostakovič compose nell’estate de 1974, un anno prima di morire, rivelando, ben al di là del pretesto formale (era il 500° anniversario di Michelangelo), profonde analogie con il grande artista italiano: la stessa capacità di rivolgersi al mondo interiore dell’uomo proiettandolo verso l’universale, la stessa risolutezza nell’affondare nei lati oscuri dell’essere. E’ lo stesso Šostakovič a scrivere dopo aver terminato l’opera: “Non sta a me giudicare il risultato. Per quanto mi sembra, l’essenziale è venuto fuori. E l’essenziale nelle rime mi è sembrato quanto segue: la Saggezza, l’Amore, la Creazione, la Morte, l’Immortalità”.

L’eccezionalità dell’esecuzione dell’ultimo capolavoro del compositore sanpietroburghese è sancita dall’annunciata presenza al concerto dell’ultima moglie Irina – alla quale la composizione è dedicata – e del figlio Maxim, noto direttore d’orchestra. A Irina Šostakovič verrà anche conferito il premio speciale di Ravenna Festival e dedicato proprio alla memoria del grande compositore (tra i premiati negli anni passati ricordiamo Tonino Guerra “ricordando Federico Fellini”, Ennio Morricone “ricordando Goffredo Petrassi” e Riccardo Muti “ricordando Carlos Kleiber”). La consegna del premio “Ravenna Festival” venne poi sospesa nel 2006, inseguito all’improvvisa grave malattia di Mstislav Rostropovich (scomparso poi nell’aprile del 2007) a cui il premio era stato conferito proprio “ricordando Dmitrij Šostakovič” .

Il premio consiste in un prezioso manufatto in vetro di Murano eseguito dal maestro vetraio Silvano Signoretto fatto realizzare espressamente dal mosaicista Marco Bravura sul modello in scala di Ardea Purpurea, la fontana di mosaico ideata e realizzata dall’artista ravennate, collocata – come ideale ponte – in due copie identiche a Beirut e a Ravenna a simboleggiare i viaggi dell’Amicizia.

Ma quel filo invisibile che collega il suono all’immagine, insieme al riferimento alla figura femminile che domina questa edizione del Festival, sembra sottendere anche all’altra composizione in programma: Passiuni per voce recitante-cantante e orchestra di Giovanni Sollima. L’opera che Ravenna Festival, ha commissionato al compositore siciliano e che qui viene proposta in prima esecuzione assoluta, si nutre infatti non solo del suono arcaico della lingua neo-greca della Messa Bizantina e di quello del dialetto siciliano, ma anche della forza evocativa dei graffiti incisi dagli “heretici” sulle mura del quattrocentesco Palazzo Steri che, a Palermo, fu sede del tribunale della Santa Inquisizione. “Graffiti assai belli, pieni di dolore, misteriosi e visionari” li definisce Sollima che ha utilizzato tutte le possibilità tecniche di composizione “con la scrittura tonale che dà trasparenza e chiarezza alla musica, ma che viene velata dalle continue incursioni nell’atonalità ottenendo un effetto di disturbo, come una contrazione muscolare, del nitore tonale”. Una scrittura che si avvale anche di un nuovo strumento utilizzato dallo stesso Sollima, il D-Touch, una sorta di sequencer che consente di comporre in tempo reale, registrando ed elaborando qualsiasi fonte sonora.