Tour d’opera in Emilia Romagna, tra Aroldo e Manon Lescaut
Il 2022 dell’Orchestra Cherubini si è aperto all’insegna dell’opera lirica, a partire dall’Aroldo di Giuseppe Verdi in scena al Teatro Alighieri il 14 e 16 gennaio nell’ambito della Stagione d’Opera 2021/22 del teatro ravennate. Ed è questa la partitura che i Cherubini eseguiranno al Teatro Municipale di Piacenza il 21 e 23 gennaio e al Teatro Comunale di Modena “Pavarotti-Freni” il 28 e 30 gennaio, sempre guidati da Manlio Benzi. Partita da Rimini come un omaggio al titolo che Verdi compose proprio per l’inaugurazione, nel 1857, del nuovo teatro riminese – quel Galli restituito alla città soltanto nel 2018 – l’allestimento concluderà così il proprio viaggio attraverso i centri dell’Emilia Romagna coinvolti nella coproduzione. Ma il tour lirico della Cherubini prosegue con Manon Lescaut, che toccherà prima il Teatro Comunale di Modena “Pavarotti-Freni” il 4 e 6 febbraio, il Teatro Galli di Rimini l’11 e 13 febbraio e raggiungerà l’Alighieri di Ravenna il 18 e 20 febbraio. In questo caso sarà Marco Guidarini a salire sul podio.
Aroldo, notoriamente un rifacimento dello Stiffelio (1850) che sposta l’azione al tempo delle Crociate, è una “drammaturgia del perdono”: il ritorno a casa del protagonista, che durante la propria assenza è stato tradito dalla sposa, è anche un percorso verso il raggiungimento di uno spazio fragilissimo e catartico, quello, appunto, del perdono. Emilio Sala ed Edoardo Sanchi, che curano drammaturgia e regia, hanno calato la vicenda in tempi moderni: Aroldo (Luciano Ganci) è ancora un reduce, ma della campagna coloniale nell’Africa Orientale e il luogo dove si rifugia dopo la scoperta dell’adulterio è un borgo improntato ai valori del nuovo “ruralismo” fascista. Mina, moglie di Aroldo, è Roberta Mantegna; suo padre Egberto è Vladimir Stoyanov, mentre Adriano Gramigni e Riccardo Rados sono rispettivamente Briano, camerata di Aroldo, e Godvino, amante di Mina; Giovanni Dragano è il cugino Enrico. Corrado Casati guida il Coro del Teatro Municipale di Piacenza.
Manon Lescaut arriva dalle terre pucciniane, frutto di una coproduzione con i teatri della Regione e il Teatro del Giglio di Lucca, dove debutterà con la regia di Aldo Tarabella e le scene di Giuliano Spinelli. Meno rappresentato fra i titoli del maestro ma “l’opera in cui Puccini trova se stesso”, come scrive Mosco Carner nella sua biografia critica, nel 1893 Manon – su libretto che passò per le mani di Oliva, Ricordi, Illica e Praga – fu un trionfale successo che garantì la consacrazione del compositore trentacinquenne, alla propria terza creazione per la scena. In questo caso è un viaggio in America, ultima meta degli amanti in fuga da una realtà a loro ostile, a concludere la vicenda di Manon (Monica Zanettin), ispirata al romanzo dell’abate Prévost. La protagonista, destinata alla vita monastica, suscita la passione di Renardo des Grieux (Dario Di Vietri), che aveva vantato all’amico Edmondo (Saverio Pugliese) di essere immune all’amore; il fratello di Manon (Marcello Rosiello) fa però della giovane uno strumento per la propria ascesa sociale, costringendola a divenire l’amante di Geronte (Alberto Mastromarino). Il Coro Arché è preparato da Lorenzo Biagi.